Ma, riflettendo su ciò, finì per cadere in una perplessità. S'interrogò; si chiese se tutta quella felicità fosse proprio sua o se non si componesse della felicità d'un altro, della felicità di quella bimba ch'egli, vecchio, rubava e confiscava: si chiese se non fosse un furto. Disse a se stesso che quella bimba aveva il diritto di conoscere la vita, prima di rinunciarvi, e che privarla anticipatamente e, in certo qual modo, senza consultarla di tutte le gioie, sotto il pretesto di sottrarla a tutte le sventure, approfittare della sua ignoranza e del suo isolamento per far germogliare in lei una vocazione artificiale, sarebbe stato uno snaturare una creatura umana e un mentire a Dio. Chissà se un giorno, rendendosi conto di tutto questo, suora suo malgrado, Cosette non sarebbe arrivata a odiarlo? Ultimo pensiero, questo, quasi egoista e meno eroico degli altri; ma che gli riusciva insopportabile. E risolvette d'abbandonare il conventoLo risolvette e riconobbe con desolazione ch'era necessario Quanto alle obiezioni, non ve n'erano; cinque anni di soggiorno fra quelle mura e di scomparsa avevano necessariamente distrutto o disperso gli elementi di timore. Poteva rientrare fra gli uomini con tranquillità; era invecchiato e tutto era cambiato. Chi l'avrebbe riconosciuto, ormai? E poi, alla peggio, v'era pericolo solo per lui, ed egli non aveva il diritto di condannare Cosette al chiostro, per la ragione ch'egli era stato condannato alla galera. Del resto, che cos'è il pericolo, di fronte al dovere?
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Dio Cosette Cosette
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