Lunghe tendine di damasco a fondo rosso a tre colori, simili a quelle del letto, pendevano dalle finestre del primo piano; al pianterreno, le tendine erano di tessuto. Per tutto l'inverno la piccola dimora di Cosette era scaldata da cima a fondo. Quanto a lui, abitava quella specie di sgabuzzino da portinaio che sorgeva nel cortile posteriore, con un materasso sopra una branda, una tavola di legno grezzo, due sedie impagliate, un vaso di maiolica per l'acqua, alcuni volumi sopra una mensola, la sua cara valigia in un canto e niente fuoco. Cenava con Cosette e v'era sempre in tavola un pan bigio per lui; aveva detto a Toussaints, quand'era entrata al suo servizio: «La padrona di casa è la signorina.» «E voi, si-i-gnore?» aveva ribattuto Toussaints stupefatta. «Io? Io sono molto di più del padrone, sono il padre.»
Cosette, al convento, era stata istruita nel governo della casa e regolava la spesa, ch'era modestissima. Tutti i giorni Jean Valjean dava il braccio a Cosette e la conduceva a spasso; la conduceva al Lussemburgo, nel viale meno frequentato, ed a messa tutte le domeniche, sempre a Saint Jacques du Haut Pas, perché era lontanissimo. Siccome quel quartiere è poverissimo, vi faceva molte elemosine e gli infelici gli facevan corona in chiesa, il che gli aveva fruttato l'epistola di Thénardier Al signore benefico della chiesa di Saint Jacques du Haut Pas. Conduceva volentieri Cosette a visitare gli indigenti e i malati; ma nessun estraneo entrava nella casa di via Plumet: Toussaints portava le provviste e Valjean si recava egli stesso ad attinger l'acqua ad una conduttura lì vicina, sul viale.
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