Ma del resto ignorava tutto, il che è un fascino ed un pericolo. L'anima d'una giovinetta non va lasciata al buio, poiché, in seguito, si formano in essa miraggi troppo violenti e vivi, come in una camera oscura; ma deve essere dolcemente e discretamente rischiarata, più dal riflesso della realtà, che non dalla loro luce diretta e cruda, semioscurità utile e graziosamente austera, che dissipa le paure puerili ed evita le cadute. Solo l'istinto materno, intuizione mirabile in cui entrano i ricordi della vergine e l'esperienza della donna, sa come e di che cosa debba esser fatta quella semioscurità; e non v'è nulla che possa supplire a questo istinto. Per formare l'anima d'una giovinetta, tutte le suore insieme non valgono una madre.
Cosette non aveva avuto madre; aveva soltanto avuto molte madri, al plurale. Quanto a Jean Valjean, v'eran bensì in lui tutte le tenerezze ad un tempo, e tutte le sollecitudini; ma era soltanto un vecchio, che non sapeva nulla di nulla.
Ora, in questo travaglio dell'educazione, in questa grave faccenda della preparazione d'una donna alla vita, quanta scienza occorre per lottare contro quella grande ignoranza che vien chiamata innocenza!
Non v'è nulla che prepari una giovinetta alle passioni, quanto il convento; poiché esso rivolge il pensiero verso l'ignoto. Il cuore, ripiegato su se stesso, si scava, non potendo aprirsi, e s'approfondisce, non potendo sbocciare; ne derivano visioni, supposizioni, congetture, romanzi abbozzati, avventure desiderate, fantastiche costruzioni, completi edifici eretti nella oscurità interiore della mente, cupe e segrete dimore in cui le passioni trovan subito modo di sistemarsi, non appena l'inferriata oltrepassata permette loro d'entrare.
| |
Jean Valjean
|