Il convento è una compressione che, per trionfare del cuore umano, deve dare tutta la vita.
Cosette, lasciando il convento, non poteva trovar nulla di più dolce e di più pericoloso della casa di via Plumet. Era la continuazione della solitudine, col principio della libertà; un giardino chiuso, ma una natura aspra, doviziosa, voluttuosa e odorante. Erano gli stessi sogni del convento, ma con in più i giovani intraveduti: una inferriata, ma sulla via.
Pure, ripetiamolo, quand'ella vi giunse era ancora bambina. Jean Valjean le consegnò il giardino: «Facci tutto quello che vuoi,» le diceva. E Cosette si divertiva; ne smuoveva tutti i cespugli e tutte le pietre, vi cercava «le bestie» e vi giocava, in attesa di sognarvi; amava quel giardino per gli insetti che le venivan sotto i piedi nell'erba, in attesa d'amarlo per le stelle che vi avrebbe visto attraverso i rami, sopra il suo capo.
E poi, ella amava suo padre, ossia Jean Valjen, con tutta l'anima, con un'ingenua passione filiale che faceva per lei del buon vecchio un compagno desiderato e piacevolissimo. Il lettore ricorderà che Madeleine leggeva molto; Jean Valjean aveva continuato a farlo ed aveva finito per diventare un piacevole parlatore, con la ricchezza segreta e l'eloquenza d'un'intelligenza umile e vera, coltivata spontaneamente. Gli era rimasto proprio quel tanto d'asprezza che bastasse a condire la sua bontà; era una mente rude e un cuor dolce. Al Lussemburgo, nei loro colloquî, egli faceva lunghe spiegazioni di tutto, attingendo a ciò che aveva letto e anche a ciò che aveva sofferto; mentre l'ascoltava, gli occhi di Cosette erravano vagamente.
| |
Plumet Valjean Cosette Jean Valjen Madeleine Jean Valjean Lussemburgo Cosette
|