Il pover'uomo trasaliva, inondato da una gioia angelica; affermava a se stesso che ciò sarebbe durato tutta la vita, si diceva che in verità non aveva abbastanza sofferto, per meritare una tanto radiosa felicità e ringraziava Iddio, nel profondo dell'anima, d'aver permesso ch'egli, il miserabile, fosse tanto amato da quell'essere innocente.
V • LA ROSA S'ACCORGE D'ESSERE UNA MACCHINA DA GUERRAUn giorno, Cosette si guardò per caso nello specchio e disse fra sé: «To'!» Le pareva quasi d'esser graziosa. Questo fatto la gettò in un turbamento singolare. Fino a quel momento non aveva affatto pensato al suo viso; si vedeva nello specchio, ma non vi si guardava. Eppoi, le avevan detto tante volte ch'era brutta! Solo Jean Valjean diceva con dolcezza: «Ma no, ma no!» Come che fosse, Cosette s'era sempre creduta brutta ed era cresciuta in quell'idea colla facile rassegnazione dell'infanzia: ed ecco che ad un tratto lo specchio le diceva, come Valjean:
«Ma no!» Quella notte non dormì affatto: «E se fossi bella?» pensava. «Come sarebbe strano che fossi bella!» E andava ricordandosi quelle fra le sue compagne, la bellezza delle quali faceva grande effetto in convento, e diceva a se stessa: «Come! Sarei forse come la signorina tal dei tali?»
Il giorno dopo si specchiò, ma non per caso; e fu presa dal dubbio: «Dove avevo la mente?» disse. «No, sono brutta.» Aveva semplicemente dormito male, aveva gli occhi abbattuti ed era pallida. Il giorno prima non s'era sentita felicissima di credere alla propria bellezza; ma si sentì triste di non credervi.
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