Pagina (1157/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Sì. Che Cosette continuasse ad amarlo! Che Dio non vietasse a quel cuore di fanciulla di venire a lui, di restar suo! Amato da Cosette, egli si sentiva guarito, riposato, acquetato, sazio, ricompensato, esaudito. Amato da Cosette, stava bene; e non chiedeva altro. Se gli avessero detto: «Vuoi star meglio?» avrebbe risposto: «No.» Se Dio gli avesse detto: «Vuoi il cielo?» avrebbe risposto: «Ci perderei.»
      Tutto ciò che poteva scalfire quella situazione, fosse pure solo alla superficie, lo faceva tremare come il principio di un'altra cosa. Non aveva mai saputo troppo bene che cosa fosse la bellezza d'una donna; ma, per istinto, comprendeva ch'era una cosa terribile.
      Quella bellezza che gli sbocciava a fianco, sempre più trionfante e superba, sotto gli occhi, sulla fronte ingenua e temibile della fanciulla, egli l'andava contemplando con sgomento, dal fondo della sua bruttezza, della sua vecchiaia e della sua miseria. Si diceva: «Com'è bella! E che sarà di me?»
      In questo, d'altronde, stava la differenza fra la sua tenerezza e quella d'una madre. Ciò ch'egli vedeva con angoscia, una madre avrebbe visto con gioia.
      I primi sintomi non tardarono a manifestarsi. Fin dal giorno seguente a quello in cui aveva detto a se stessa: «Sicuramente, sono bella!» Cosette fece attenzione al proprio abbigliamento. Si ricordò la frase del passante: «Graziosa, ma vestita male», soffio d'oracolo passato vicino e dileguato, dopo aver deposto nel suo cuore uno dei due germi che debbono in seguito tener occupata tutta la vita della donna, la civetteria.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Cosette Dio Cosette Cosette Dio