Per l'appunto a quell'epoca Mario, dopo sei mesi, la rivide al Lussemburgo.
VI • LA BATTAGLIA INCOMINCIACosette era nella propria ombra, come Mario nella sua, completamente pronta a prender fuoco. Il destino, colla sua pazienza misteriosa e fatale, avvicinava lentamente l'uno all'altro quei due esseri tutti carichi e tutti languenti della minacciosa elettricità delle passioni, quelle due anime che portavan l'amore, come due nubi portano il fulmine, e che dovevano incontrarsi e congiungersi in uno sguardo, come le nubi in un lampo.
Si è tanto abusato dello sguardo, nei romanzi d'amore, che si è finito per non averne più stima; e solo a stento si osa dire, ora, che due esseri si sono amati, perché si sono guardati. Eppure proprio così, e solo così ci si ama; il resto è soltanto il resto, e vien dopo. Nulla di più reale di queste due grandi scosse che due anime si danno, scambiandosi quella scintilla.
Nell'ora stabilita in cui Cosette ebbe, senza saperlo, quello sguardo che turbò Mario, questi non pensò neppure d'aver avuto anch'egli uno sguardo tale, da turbare lei.
Egli le fece lo stesso male e lo stesso bene.
Già da molto tempo ella lo vedeva e lo esaminava come sanno vedere ed esaminare le fanciulle, guardando altrove. Mario stava ancora trovando brutta Cosette, che già ella trovava bello Mario; ma siccome non badava a lei, quel giovane le era indifferente.
Pure, ella non poteva far a meno di dire a se stessa che aveva bei capelli, begli occhi e bei denti, un bel suono di voce, quando lo sentiva parlare coi suoi compagni, che camminava con un contegno non perfetto magari, ma con una grazia tutta sua, che non sembrava affatto sciocco e che tutta la sua persona era nobile, dolce, semplice e fiera, che, infine, se aveva l'aspetto povero, aveva un fare dignitoso.
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