Così, a poco a poco, Cosette andava diventando una donna e si sviluppava, bella e innamorata, colla coscienza della propria beltà e l'ignoranza del proprio amore: per di più civettina, per innocenza.
VII • A TRISTEZZA, MAGGIOR TRISTEZZATutte le situazioni hanno i loro istinti. La vecchia ed eterna madre natura avvertiva sordamente Jean Valjean della presenza di Mario. Egli trasaliva nel più profondo del pensiero. Non vedeva nulla, non sapeva nulla, eppur osservava con attenzione testarda l'oscurità in cui si trovava, come se avesse sentito da una parte qualche cosa che s'andava sfasciando. Mario, avvertito egli pure e, profonda legge del buon Dio, da quella stessa madre natura, faceva il possibile per sottrarsi al «padre»; ma capitava tuttavia che Jean Valjean qualche volta lo scorgesse. Il contegno di Mario non era naturale. Egli aveva precauzioni equivoche e temerità goffe; non veniva più vicino, come una volta, ma sedeva lontano e rimaneva in estasi; aveva un libro e faceva finta di leggere. Per chi fingeva? Un tempo veniva col vestito vecchio, ora indossava ogni giorno il nuovo, e non era da escludersi che si facesse fare i ricci; aveva occhi strani e si metteva i guanti. Per farla breve, Jean Valjean detestava cordialmente quel giovane.
Cosette non lasciava trasparir nulla; poiché, senza esattamente sapere che cosa avesse, sentiva perfettamente ch'era qualche cosa che bisognava nascondere.
V'era, fra il piacere della toeletta sorto in Cosette e l'abitudine di vestire a nuovo spuntata a quello sconosciuto, un parallelismo importuno a Valjean.
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