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E non per questo cessava d'aver in cuore un tremito doloroso. Il minuto in cui Cosette avrebbe amato poteva ormai suonare da un momento all'altro.
Forse che tutto non incomincia coll'indifferenza?
Una sola volta Cosette fece uno sbaglio, che lo sgomentò. Mentre egli stava alzandosi dalla panca, dopo tre ore di sosta, ella disse: «Di già?»
Jean Valjean non aveva interrotto le passeggiate al Lussemburgo, non volendo far nulla di eccezionale e soprattutto, temendo di mettere sull'avviso Cosette; ma durante quelle ore tanto dolci per i due innamorati, mentre Cosette inviava il suo sorriso a Mario inebbriato, che s'accorgeva solo di esso e non vedeva ormai più altro, in questo mondo, all'infuori di un radioso volto adorato, Valjean fissava su Mario occhiate scintillanti e terribili.
Egli, che pure aveva finito per non credersi più capace d'un sentimento malevolo, in certi momenti, quando Mario era presente, credeva di ridiventare selvaggio e feroce, sentiva riaprirsi e sollevarsi contro quel giovane le vecchie profondità della sua anima, quelle in cui v'era stata un tempo tanta collera; gli pareva quasi che dentro gli s'andassero formando incogniti crateri.
Come! Era lì, quell'individuo! Che veniva a fare? Veniva a girare, ad annusare, a esaminare, a tentare! Veniva a dire: «Eh, perché no?» Veniva a vagabondare intorno alla vita di lui, Jean Valjean! A vagabondare intorno alla sua felicità, per prendergliela e portargliela via!
E Valjean aggiungeva: «Sì, è proprio così! Che cosa viene a cercare?
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