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      Alle due estremitą di ciascun carro due uomini, armati di fucile, stavan ritti in piedi, tenendo ciascuno un estremo della catena sotto i piedi. I collari delle gogne eran quadrati. Il settimo carro, un gran carrettone colle sponde, ma senza mantice, aveva quattro ruote, sei cavalli e portava un sonante mucchio di caldaie di ferro, pentole di ghisa, fornelli e catene, in mezzo ai quali alcuni uomini legati eran coricati in tutta la loro lunghezza, e sembravan malati. Quel carrettone, colle sponde a listelli separati, era chiuso da graticci sgangherati, che pareva avessero servito ai vecchi supplizī.
      Quei carri procedevano in mezzo alla strada. Ai due lati di essi camminavano in doppia fila guardie dall'aspetto indecente, con in capo un tricorno piatto, come i soldati del direttorio, macchiati, laceri e sordidi, che indossavano giubbe da invalidi e calzoni da beccamorti, di righe grigie e celesti, quasi a brandelli, le spalline rosse e le bandoliere gialle, con baionette, fucili e bastoni: specie di marmittoni, sbirri che parevano composti dell'abbiezione del mendico e dell'autoritą del boia. Colui che sembrava il capo teneva in mano una frusta da postiglione. Tutti quei particolari, sfumati dal crepuscolo, si accentuavan sempre pił nella luce crescente; alla testa e alla coda del convoglio galoppavano i gendarmi a cavallo, gravi, a sciabola sguainata. Quel corteo era tanto lungo, che, nel momento in cui il primo carro raggiunse la barriera, l'ultimo sboccava appena dal viale di circonvallazione.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886