L'aurora accentuava colla crudezza delle ombre quei tristi profili; non uno solo di quegli esseri che non fosse deformato dalla miseria; ed era cosa tanto mostruosa, che si sarebbe detto mutasse la luce solare in un bagliore di lampo. Il veicolo che copriva il corteo aveva intonato e salmodiato a sguarciagola, con una torva giocondità, una fantasia di Désaugiers, allora famosa, la Vestale; gli alberi frusciavano lugubremente e nei viali secondarî facce di borghesi stavano ascoltando con idiota beatitudine quelle sconce facezie, cantate da quegli spettri.
Tutte le miserie si trovavano in quel corteo, come un caos; v'era l'angolo facciale di tutte le bestie, vecchi, adolescenti, crani nudi e barbe grigie, mostruosi cinismi e rassegnazioni stizzose, boccacce selvatiche, atteggiamenti insensati, grugni nascosti dal berretto, specie di teste di giovanette coi capelli che formavano ricciolo sulle tempie, volti infantili e, appunto per ciò, orribili, magre facce di scheletri, alle quali mancava solo la morte. Sulla prima vettura si scorgeva un negro, che, forse, era stato schiavo e poteva confrontare le catene. Una spaventosa livellatrice, la vergogna, era passata su quelle fronti e, a quel grado d'abbiezione, le ultime trasformazioni venivano subite da tutti negli infimi abissi; di modo che l'ignoranza cambiata in ebetismo era identica all'intelligenza, cambiata in disperazione. Non v'era possibilità di scelta fra quegli uomini che apparivano allo sguardo come il fiore del fango. Era chiaro che chi aveva ordinato quell'immonda processione non li aveva suddivisi per classi e quegli esseri eran legati e accoppiati alla rinfusa, probabilmente nel disordine alfabetico, e caricati a caso su quei veicoli.
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Désaugiers Vestale
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