Egli non stava osservando uno spettacolo, ma subendo una visione; volle alzarsi, fuggire, mettersi in salvo, e non poté muovere un passo. Talvolta, le cose che vedete v'afferrano e vi tengono; egli rimase inchiodato, impietrito, istupidito, chiedendosi, attraverso una confusa angoscia inesprimibile, che cosa significasse quella persecuzione di morti e donde fosse uscito quel pandemonio che lo assillava. All'improvviso portò la mano alla fronte, col gesto di coloro ai quali ritorna ad un tratto la memoria, e si ricordò che quello era proprio l'itinerario, che quel giro era abituale, per evitare gli incontri col re sulla strada di Fontainebleau e che, trentacinque anni prima, egli era passato da quella barriera.
Cosette, diversamente, ma non meno spaventata, non capiva. Le mancava il respiro e non le pareva possibile quello che stava vedendo; finalmente, esclamò:
«Ma chi sono, dunque, babbo, quelli là, sopra quei carri?»
Jean Valjean rispose:
«Sono galeotti.»
«E dove vanno?»
«In galera.»
In quel momento la bastonatura, moltiplicata da cento mani, crebbe di zelo; intervennero le piattonate delle sciabole e fu un infuriar di fruste e bastoni. I galeotti si curvarono; un'orribile ubbidienza derivò dal supplizio e tutti tacquero, con sguardi da lupo incatenato. Cosette tremava membro a membro; ella chiese:
«Sono ancora uomini, papà?»
«Qualche volta,» disse l'infelice.
Era infatti la Catena che, partita il giorno prima da Bicêtre, prendeva via del Mans per evitare Fontainebleau, dove trovavasi allora il re.
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