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      Quel giro faceva durare lo spaventoso viaggio tre o quattro giorni di più; ma, per risparmiare alla persona del re la vista d'un supplizio, si può ben prolungarlo.
      Jean Valjean rincasò accasciato. Simili incontri sconvolgevano e il ricordo di essi assomigliava ad una scossa.
      Pure, tornando con Cosette in via Babilonia, Valjean non notò ch'ella gli facesse altre domande circa la scena che avevan vista; forse, era egli stesso troppo assorto nel suo dolore, per accorgersi delle parole di lei e rispondere. Solo di sera, mentre Cosette lo lasciava per andare a letto, la sentì dire a bassa voce, come se parlasse a se stessa: «Mi sembra che se trovassi sulla mia strada uno di quegli uomini, mio Dio! morirei solo per averlo visto vicino!»
      Per fortuna, il caso volle che il giorno seguente a quella tragica giornata vi fossero, a proposito di non so quale solennità ufficiale, delle feste in Parigi, rivista al Campo di Marte, naumachie sulla Senna, spettacoli ai Champs Elisées, fuochi d'artificio alla Etoile e illuminazione dappertutto. Valjean, facendo violenza alle proprie abitudini, condusse Cosette a quei divertimenti, allo scopo di distrarla dal ricordo della vigilia e di cancellare sotto il gaio tumulto di tutta Parigi l'orribile spettacolo che le era passato davanti. La rivista, che dava risalto alla festa, rendeva naturalissima la circolazione delle uniformi; e Jean Valjean indossò la sua divisa di guardia nazionale col vago sentimento intimo d'un uomo che si rifugi. Del resto, lo scopo di quella passeggiata sembrò raggiunto.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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