Li inventerai tu stesso; ciò ti riguarda. Poi scaverai l'interno di quei dischi, risparmiando con cura l'esterno, e praticherai tutto all'ingiro, sull'orlo, un passo di vite in modo ch'essi si adattino con precisione l'uno sull'altro, come un fondo e un coperchio. Una volta avvitati così il disopra e il disotto, non s'indovinerà più nulla. Per i sorveglianti (perché sarai spiato) sarà un soldone; per te, sarà una scatola. E cosa vi metterai? Una molla da orologio alla quale avrai praticato dei denti e che sarà una sega. Con quella, lunga come uno spillo e nascosta in un soldone, dovrai segare il maschio della serratura o del chiavistello, l'impugnatura del catenaccio, l'inferriata che avrai alla finestra e la maniglia della catena che avrai alla gamba. Fatto quel capolavoro, compiuto quel prodigio, eseguiti tutti quei miracoli d'arte, di sveltezza, d'abilità e pazienza, quale sarà la ricompensa, se si verrà a sapere che tu ne sei l'autore? La cella di segregazione. Ecco l'avvenire. Che precipizî sono la pigrizia e il piacere! Sai che il non far nulla è un tristo partito preso? Vivere ozioso della sostanza sociale, essere inutile, ossia nocivo, conduce dritto al fondo della miseria. Disgraziato colui che vuol essere parassita, perché sarà verme. Ah, non ti piace lavorare! Ah, tu hai solo un pensiero: bere bene, mangiar bene e dormir bene! E berrai acqua, mangerai pan nero, dormirai sopra un tavolaccio con un ferro ribadito sulle membra, e del quale, di notte, sentirai il freddo sulle carni!
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