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      Si trattava dunque d'un pensiero che s'era versato, sospiro per sospiro, irregolarmente, senz'ordine, senza scelta e senza scopo, a caso là dentro. Cosette non aveva mai letto nulla di simile; quel manoscritto, in cui vedeva molta più luce che oscurità, le faceva l'effetto d'un santuario socchiuso; ognuna di quelle righe misteriose splendeva al suo sguardo e le inondava il cuore d'una strana luce. L'educazione ricevuta le aveva sempre parlato dell'anima e mai dell'amore, all'incirca come chi parlasse del tizzone e non della fiamma; ora, quel manoscritto di quindici pagine le rivelava bruscamente e dolcemente tutto l'amore, il dolore, il destino, la vita, l'eternità, il principio, la fine. Era come una mano che si fosse aperta e le avesse gettato in viso un fascio di raggi. Sentiva in quelle poche righe una natura appassionata, ardente, generosa, onesta, una volontà sacra, un immenso dolore e una speranza immensa, un cuore stretto, un'estasi in sboccio. Che cos'era quel manoscritto? Una lettera; lettera senza indirizzo, senza nome, né data, né firma, urgente e disinteressata, enigma composto di verità molteplici, messaggio d'amore fatto per essere recato da un angelo e letto da una vergine, appuntamento dato fuor della terra, dolce biglietto d'un fantasma ad un'ombra. Era un assente tranquillo ed accasciato, che pareva pronto a rifugiarsi nella morte e che inviava all'assente il segreto del destino, la chiave della vita, l'amore. Quel messaggio era stato scritto con un piede nella tomba e il dito in cielo; quelle righe, cadute ad una ad una sulla carta, eran di quelle che si potrebbero chiamare gocce d'anima.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886