Ed ora, da chi potevan venire quelle pagine? Chi poteva averle scritte?
Cosette non esitò un momento. Un solo uomo: lui.
La luce era tornata nella sua mente. Tutto era riapparso, ed ella provava una gioia incredibile e una profonda angoscia. Era lui! Lui che le scriveva! Era presente! Lui, il braccio del quale era passato attraverso quella cancellata! Mentr'ella l'aveva dimenticato, egli l'aveva ritrovata! Ma l'aveva forse dimenticato, lei? No, mai! Era stata pazza a credere per un momento una cosa simile: lo aveva sempre amato, sempre adorato. Il fuoco s'era coperto e aveva covato per qualche tempo; ma, ella lo vedeva bene, non aveva fatto che scavare più a fondo ed ora scoppiava di nuovo e l'ardeva interamente. Quel quaderno era come una favilla, caduta da quell'altra anima nella sua, ed ella sentiva ricominciare l'incendio: si immergeva in ogni parola del manoscritto: «Oh sì!» diceva. «Come riconosco tutto ciò! È tutto quello che avevo già letto nei suoi occhi.»
Mentre lo stava rileggendo per la terza volta, il tenente Teodulo ripassò davanti al cancello e fece tintinnare gli speroni sul lastrico. Cosette fu costretta ad alzare gli occhi: lo trovò insignificante, insipido, sciocco, inutile, presuntuoso, antipatico, impertinente e bruttissimo. L'ufficiale si credette in obbligo di sorriderle, ed ella volse il capo altrove, vergognosa e indignata; gli avrebbe volentieri tirato in testa qualche cosa.
Scappò via, rientrò in casa e si chiuse in camera per rileggere il manoscritto, per impararlo a memoria e per pensare.
| |
Teodulo
|