«Perdonatemi; sono io. Ho il cuore gonfio, non potevo vivere come ero e sono venuto. Avete letto quel che avevo posto là su quella panca? Mi riconoscete un poco? Non abbiate paura di me; ricordate, dopo tanto tempo, il giorno in cui mi guardaste? Era al Lussemburgo, vicino al Gladiatore. E il giorno in cui mi passaste davanti? Erano il 16 giugno e il 2 luglio: un anno, fra poco. Da tanto tempo non v'ho più veduta. Ho chiesto alla noleggiatrice di sedie e m'ha detto che non v'aveva più vista. Abitavate in via dell'Ovest al terzo piano verso la strada, in una casa nuova! vedete che lo so. Vi seguivo: che altro potevo fare? Poi siete scomparsa. Una volta mentre stavo leggendo il giornale sotto i portici dell'Odéon, credetti di vedervi passare e corsi fuori; ma no, era una che aveva il cappello come il vostro. Di notte vengo qui: non temete, perché non mi vede nessuno. Vengo a veder da vicino le vostre finestre e cammino adagio adagio, perché non mi sentiate; infatti, forse, avreste paura. L'altra sera ero dietro di voi: vi siete voltata ed io sono fuggito. Una volta, v'ho sentita cantare: ero felice. Vi dispiace, forse, ch'io vi senta cantare attraverso le imposte? Ciò non dovrebbe importarvi nulla. No, nevvero? Sentite: voi siete il mio angelo. Lasciate ch'io venga qui un poco: credo di star per morire. Se sapeste! V'adoro! Perdonatemi: parlo e non so quel che mi dico e forse vi offendo. Vi offendo, dite?»
«Oh, mamma!» ella disse.
E si ripiegò su se stessa, come se venisse meno.
Egli la prese, che stava per cadere; la prese fra le braccia e la strinse forte, senza aver coscienza di quanto stava facendo.
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Lussemburgo Gladiatore Ovest Odéon
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