A poco a poco, parlarono. L'effusione tenne dietro al silenzio della completezza. La notte era serena e splendida sulle loro teste; quei due esseri, puri come spiriti, si dissero tutto, sogni, ebbrezze, estasi, chimere, smarrimenti; si dissero come si fossero adorati da lontano, come si fossero desiderati, quanto si fossero disperati, allorché avevan cessato di scorgersi. Si confidarono, in una ideale intimità che nulla più avrebbe potuto accrescere, ciò che avevano di più nascosto e misterioso; si raccontarono, con una candida fede nelle loro illusioni, tutto ciò che l'amore, la gioventù e quel che restava della fanciullezza mettevan in mente. Quei due cuori si versarono l'uno nell'altro, in modo che in capo ad un'ora il giovane possedeva l'anima della fanciulla e lei l'anima del giovane. Si compenetrarono, s'incantarono, s'abbacinarono.
Quand'ebbero finito, quando si furon detto tutto, ella appoggiò il capo sulla spalla di lui e gli chiese:
«Come vi chiamate?»
«Mi chiamo Mario,» egli disse. «E voi?»
«Io mi chiamo Cosette.»
LIBRO SESTOIL PICCOLO GAVROCHE
I • UN CATTIVO SCHERZO DEL VENTO.
Dopo il 1823, mentre la bettola di Montfermeil affondava, sommersa poco a poco, non nell'abisso d'una bancarotta, ma nella cloaca dei debitucci, i coniugi Thénardier avevano avuto altri due figli, entrambi maschi. Ciò portava a cinque il numero: due ragazze e tre ragazzi. Eran molti.
La Thénardier, con singolare fortuna, s'era sbarazzata dei due ultimi ancora in tenera età. Sbarazzata, è la parola. V'era in quella donna solo un frammento di natura; fenomeno del quale, d'altronde, si ha più d'un esempio.
| |
Mario Cosette Montfermeil Thénardier Thénardier
|