La sera del giorno in cui aveva fatta la consegna dei suoi due piccoli alla Magnon, coll'espressa volontà di rinunciarvi per sempre, la Thénardier aveva avuto, o aveva fatto finta d'avere, uno scrupolo. Aveva detto al marito: «Ma questo si chiama abbandonare i propri figli!» Thénardier, magistrale e flemmatico, cauterizzò lo scrupolo con questa frase: «Gian Giacomo ha fatto ancor meglio!» Dallo scrupolo, poi, la madre era passata all'inquietudine: «Ma se la polizia ci desse dei fastidi? Dimmi, signor Thénardier: quello che abbiam fatto è lecito?» Thénardier rispose: «Tutto è lecito. Nessuno penserà a veder del male in ciò; del resto, per bambini che non hanno nome, nessuno ha interesse a guardar tanto per il sottile.»
La Magnon era una specie d'elegante della malavita. Curava molto la toeletta e divideva l'alloggio, ammobiliato in modo lezioso e miserabile, con una scaltra ladra inglese infrancesata; quella inglese, naturalizzata parigina, commendevole per ricchissime relazioni e intimamente legata colle medaglie della biblioteca e coi diamanti della signorina Mars, fu più tardi celebre negli annali giudiziarî. La chiamavano la signorina Miss.
I due piccini toccati in sorte alla Magnon non ebbero da lamentarsi. Raccomandati dagli ottanta franchi, furono ben trattati, come tutto ciò che viene sfruttato; non erano mal vestiti o mal nutriti ma trattati quasi come «signorini», meglio colla madre falsa che colla vera. La Magnon, davanti ad essi, faceva la signora e non parlava in gergo.
| |
Magnon Thénardier Giacomo Thénardier Magnon Mars Miss Magnon Magnon
|