Parrucchiere, andrò in cerca d'un magnano e ti farò mettere un sonaglio alla coda.»
Quel parrucchiere l'aveva reso aggressivo. Mentre scavalcava un fossatello, apostrofò una portinaia barbuta, degna d'incontrare Faust sul Brocken con la scopa in mano.
«Uscite col cavallo, signora?» le chiese.
E proprio in quella, inzaccherò le scarpe verniciate d'un passante.
«Stupido!» gridò il passante, infuriato.
Gavroche alzò il naso al disopra dello scialle.
«Il signore si lagna?»
«Di te!» fece il passante
«L'ufficio è chiuso,» disse Gavroche «e non ricevo più reclami.»
Intanto, continuando a risalire la via, egli scorse, tutta gelata sotto un portone, una mendicante di tredici o quattordici anni, con una sottana tanto corta, che le si vedevan le ginocchia; la piccina incominciava ad esser troppo grande per quell'abbigliamento. Tiri della crescenza: la sottana diventa corta proprio nel momento in cui la nudità diventa indecente.
«Povera ragazza!» disse Gavroche. «Non ha neppur le mutande. To', prendi intanto questo.»
E, levandosi tutta quella buona lana che portava intorno al collo, la gettò sulle spalle magre e livide della mendicante, dove la sciarpa ridivenne scialle. La piccina l'osservò con aria stupita e ricevette lo scialle in silenzio; ad un certo grado di miseria, il povero, nel suo stupore, non geme più del male né ringrazia più del bene.
Fatto questo:
«Brrr!» disse Gavroche, più tremante di san Martino il quale, almeno, aveva conservato metà del suo mantello.
A quel brrr, l'acquazzone, aumentando il suo cattivo umore, infuriò. Quei cattivi cieli puniscono le buone azioni.
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