» Il fornaio capì perfettamente e rispose:
«O bella! È pane, ottimo pane di seconda qualità.»
«Volete dire una porcheria,» riprese Gavroche, calmo e freddamente sdegnoso. «Datemi il pane bianco, garzone! Il pane insaponato! Ho degli invitati.»
Il fornaio non poté fare a meno di sorridere; e, mentre andava tagliando il pane bianco, li osservava con un'aria di compassione che diede sui nervi a Gavroche.
«Ebbene, signor garzone!» disse. «Che avete dunque, da squadrarci così?»
Quando il pane fu tagliato, il fornaio mise il soldo nel cassetto e Gavroche disse ai due fanciulli:
«Mettete in castello.»
I ragazzi lo guardarono, stupefatti. Gavroche si mise a ridere.
«To', è vero! Non sanno ancora. Sono così piccoli!»
E riprese:
«Mangiate.»
Nello stesso tempo, tendeva a ciascuno un pezzo di pane. E, pensando che il maggiore, il quale gli sembrava più degno della sua conversazione, meritasse qualche speciale incoraggiamento e dovesse essere sbarazzato da ogni esitazione a soddisfare il proprio appetito, soggiunse, dandogli il pezzo più grosso:
«Infila questo nel sacco.»
V'era un pezzo più piccolo degli altri: Gavroche lo tenne per sé.
I poveri bimbi erano affamati, compreso Gavroche; mentre davano dei morsi nel loro pezzo di pane, ingombravan la bottega del fornaio il quale, ormai pagato, li guardava di malumore.
«Rientriamo nella via,» disse Gavroche.
Ripresero la direzione della Bastiglia. Di tanto in tanto, quando passavan davanti alle vetrine delle botteghe illuminate, il più piccolo si fermava per guardar l'ora ad un orologio di piombo sospeso al suo collo con una funicella.
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Gavroche Gavroche Gavroche Gavroche Gavroche Gavroche Bastiglia
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