Abbiamo pietà dei puniti. Ahimè! Chi siamo noi, dopo tutto? Chi sono io, che vi parlo? Chi siete voi, che m'ascoltate? Donde veniamo? Ed è proprio certo che noi non abbiamo commesso nulla prima di nascere? Non per nulla la terra somiglia un poco ad un carcere; e chissà che l'uomo non sia un pregiudicato della giustizia divina?
Guardate la vita da vicino: essa è fatta in modo tale, che vi si scorge dovunque la punizione.
Siete voi forse quello che si chiama un uomo felice? Ebbene, voi siete triste ogni giorno, poiché ogni giorno ha il suo grande dispiacere o la sua piccola preoccupazione. Ieri stavate tremando per una salute che vi è cara, oggi temete per la vostra; domani si tratterà di una inquietudine per il denaro, doman l'altro della diatriba d'un calunniatore, il giorno seguente della disgrazia d'un amico. E poi il tempo che fa, poi qualche cosa di rotto o di smarrito, poi un piacere che la coscienza e la colonna vertebrale vi rimproverano; un'altra volta, si tratterà dell'andamento degli affari pubblici; e questo, senza contare le pene del cuore. E così via. Una nube si dissipa ed un'altra si va formando; a stento v'è un giorno su cento di gioia completa e di pieno sole. E voi appartenete al piccolo numero dei felici! Quanto agli altri uomini, la notte stagnante incombe su di essi.
Le menti riflessive adoperano poco la locuzione felici e infelici. In questo mondo, evidentemente vestibolo d'un altro, non vi sono felici. La vera divisione umana è la seguente: quelli che sono illuminati e quelli che sono al buio.
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