Nessuno studio è più efficace e più fecondo di insegnamenti; non v'è una metafora, non un'etimologia del gergo che non contenga una lezione. Fra quegli uomini, battere, vuol dire fingere: si batte una malattia. L'astuzia è la loro forza.
Per essi l'idea dell'uomo non si separa da quella dell’ombra La notte si dice la sourgue; l'uomo, l'orgue. L'uomo è un derivato della notte.
Hanno preso l'abitudine di considerare la società come qualche cosa che li uccide, come una forza fatale e parlano della loro libertà, come si potrebbe parlare della propria salute. Un uomo arrestato è un malato, un uomo condannato è un morto.
Quello che v'è di più terribile per il prigioniero, nei quattro muri di pietra che lo seppelliscono, è una specie di castità glaciale; ed egli chiama la segreta il castus. In quel triste luogo, la vita esteriore gli appare sempre sotto il suo più ridente aspetto. Il prigioniero ha i ferri ai piedi: ma credete forse ch'egli pensi che coi piedi si cammina? No; egli pensa che coi piedi si balla; perciò, ove riesca a segare i suoi ferri, la sua prima idea è che ora può ballare, e chiama bastringue la sega. Un nome è un centro: profonda assimilazione. Il bandito ha due teste, una che medita le sue azioni e lo guida per tutta la vita, e l'altra, quella che gli sta sulle spalle il giorno della morte; egli chiama sorbona la testa che gli consiglia il delitto e troncone quella che lo espia. Quando un uomo non ha che cenci indosso e vizi nel cuore, quand'è giunto a quella duplice degradazione materiale e morale che caratterizza nelle sue due accettazioni la parola gueux, egli è pronto per il delitto; è come un coltello ben affilato, che ha due fili, la miseria nera e la cattiveria; perciò il gergo non dice un «gueux», ma dice réquisé (un riaffilato). Cos'è la galera?
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