È un braciere di dannazione, un inferno; e il galeotto si chiama una fascina. Finalmente, che nome danno i malfattori alla prigione? Il collegio. Un intero sistema penitenziario può uscire da questa parola. Anche il ladro ha la sua carne da cannone, la materia derubabile, voi, io, il primo che passi: è il pantre (Pan, tutti).
Volete sapere dove sono sbocciate la maggior parte delle canzoni del carcere, quei ritornelli chiamati nello speciale vocabolario i lirlonfa? State a sentire:
V'era al Châtelet di Parigi una grande cantina lunga. Aveva il pavimento otto piedi al disotto del livello della Senna, era senza finestre né spiragli, essendo la porta l'unica apertura; gli uomini potevano entrarvi, ma l'aria, no. La cantina aveva per soffitto una vòlta di pietre e per pavimento dieci pollici di fango; era stata lastricata, ma, sotto il trasudamento delle acque, le pietre s'eran corrose e spaccate. A otto piedi al disopra del suolo, una lunga trave massiccia attraversava quel sotterraneo da una parte all'altra e da quella trave pendevano, a intervalli regolari, catene di tre piedi di lunghezza, all'estremità delle quali v'era un collare. Si mettevano in quella cantina gli uomini condannati alla galera, fino al giorno della partenza per Tolone. Essi venivan spinti sotto quella trave, dove ciascuno aveva il proprio ferrame oscillante nelle tenebre, che lo aspettava; le catene, quelle braccia pendenti e i collari, quelle mani aperte, ghermivano i miserabili per il collo; là veniva loro ribadito il collare, là venivano lasciati.
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