Il dolore genera la collera; e mentre le classi prospere s'accecano o s'addormentano, il che significa ugualmente chiuder gli occhi, l'odio delle classi infelici accende la torcia a qualche mente stizzosa e mal fatta che medita in un canto e si mette ad esaminare la società. Oh che cosa terribile l'esame dell'odio!
Da ciò, la gravezza dei tempi consentendo, quelle spaventose sollevazioni un tempo chiamate giacquerie, al confronto delle quali le agitazioni puramente politiche sono giochi da ragazzi e che non rappresentano più la lotta dell'oppresso contro l'oppressore, ma la rivolta del disagio contro il benessere.
Tutto crolla, allora. Le giacquerie sono i terremoti del popolo.
E appunto a tagliar corto con questo pericolo, imminente, forse, in Europa, verso la fine del decimottavo secolo, sopravvenne la rivoluzione francese, immenso atto di probità.
La rivoluzione francese, che non è altro se non l'ideale armato di gladio, si rizzò in piedi e, collo stesso brusco gesto, chiuse la porta del male ed aperse quella del bene. Pose la cosa nei suoi termini esatti, promulgò la verità, scacciò il miasma, risanò il secolo e incoronò il popolo.
Si può dire di essa che ha creato l'uomo una seconda volta, dandogli una seconda anima, il diritto.
Il secolo decimonono eredita la sua opera e ne approfitta, ed oggi la catastrofe sociale che indicavamo or ora è semplicemente impossibile. Cieco chi la denuncia! Sciocco chi la teme! La rivoluzione è il vaccino della giacqueria.
Grazie alla rivoluzione, le condizioni sociali sono mutate.
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