Le idee non indietreggiano più di quanto non indietreggino i fiumi.
Ma riflettano, coloro che non vogliono saperne dell'avvenire. Dicendo di no al progresso, non è già l'avvenire ch'essi condannano, ma se stessi! Si comunicano una sinistra malattia, s'inoculano il passato. V'è un solo modo di rifiutare il domani: morire.
Ora, ecco cosa vogliamo: nessuna morte, o almeno, quella del corpo il più tardi possibile e quella dell'anima, mai.
Sì; l'enigma dirà la sua parola, la sfinge parlerà, il problema sarà risolto. Sì; il Popolo, sbozzato dal secolo decimottavo, sarà completato dal decimonono. Idiota chi ne dubitasse! La futura fioritura, lo sboccio prossimo del benessere universale è un fenomeno divinamente fatale.
Immense spinte coordinate governano i fatti umani e li conducono entro un dato tempo tutti quanti allo stato logico, ossia all'equilibrio, ossia all'equità. Una forza composta di terra e di cielo risulta dall'umanità e la governa; e quella forza è autrice di miracoli e gli esiti meravigliosi non le riescono più difficili delle peripezie straordinarie. Aiutata dalla scienza, che viene dall'uomo, e dall'evento, che viene da qualcun altro, poco si spaventa di codeste contraddizioni nell'impostazione dei problemi che sembrano impossibili al volgo. Essa non è meno abile nel far scaturire una soluzione dal raccostamento delle idee che un insegnamento dal riavvicinare i fatti; e tutto ci si può aspettare, da parte di questa misteriosa potenza del progresso che, un bel giorno, confronta l'oriente e l'occidente in fondo a un sepolcro e fa parlare gli imani con Bonaparte, nell'interno della grande piramide.
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Popolo Bonaparte
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