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      Non che quel casto amore quasi selvatico fosse assolutamente esente da ogni galanteria. «Far complimenti» a colei che si ama è il primo modo di accarezzare, è un mezzo tentativo di audacia. Il complimento è simile al bacio attraverso il velo; la voluttà vi pone la sua dolce punta, pur nascondendosi. Al cospetto della voluttà il cuore indietreggia, per meglio amare. Le dolci parole di Mario, piene di chimere eran, per così dire, tinte d'azzurro; gli uccelli, quando volan lassù, vicino agli angeli, debbono sentire parole cosìffatte. Pure, a quelle parole andavano unite la vita, l'umanità, quanto di positivo era in lui. Quel che si dice nella grotta, preludio di quel che si dirà nell'alcova: effusione lirica, la strofa e il sonetto congiunti, le gentili iperboli dell'amoroso gemito, tutte le raffinatezze dell'adorazione raccolte in un mazzolino, esalavano un sottile profumo celeste, un ineffabile cinguettio da cuore a cuore.
      «Oh!» mormorava Mario. «Quanto sei bella! Non oso guardarti, ti contemplo. Sei una grazia. Non so cos'abbia; ma il lembo del tuo vestito, allorché la punta della tua scarpetta l'oltrepassa, mi sconvolge. E poi, quale incantevole splendore quando il tuo pensiero si schiude! Parli in modo meraviglioso; in certi momenti, mi sembra un sogno. Parla, ch'io t'ascolti e t'ammiri. O Cosette, che cosa strana e incantevole! Sono proprio pazzo. Siete adorabile, signorina: io studio i tuoi piedi al microscopio e la tua anima al telescopio.»
      E Cosette rispondeva:
      «Io t'amo tanto di più, quanto è il tempo trascorso da stamani.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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