Ella riprese:
«Amici, state bene a sentire! Non è così: ora parlo io. Prima di tutto, se entrate in questo giardino, se toccate questo cancello, io grido, batto alle porte, faccio svegliare tutti, vi faccio arrestare quanti siete e chiamo i poliziotti.»
«È capace di farlo,» disse sottovoce Thénardier a Brujon e al ventriloquo.
Ella crollò il capo e soggiunse:
«Incominciando da mio padre!»
Thénardier le si avvicinò.
«Non tanto vicino, galantuomo!» ella disse.
Egli indietreggiò, brontolando fra i denti: «Ma che diavolo ha?» E soggiunse:
«Cagna!»
Ella rise in modo sinistro.
«Come volete, ma non entrerete. Non sono la figlia d'un cane, sono la figlia d'un lupo. Cosa m'importa, se siete in sei? Siete uomini? Ebbene, io sono una donna; non mi fate paura, via! Vi dico che non entrerete in questa casa, perché non m'accomoda. Se v'avvicinate, abbaio: ve l'ho detto, il cane sono io. Me ne infischio bellamente di voi. Tirate dritto, perché mi date noia; andate dove volete, ma non venite qui! Ve lo proibisco! Voi a coltellate ed io a pedate, per me fa lo stesso: fatevi avanti, dunque!»
Fece un passo verso i banditi. Era spaventosa e tornò a ridere.
«Non ho paura, perdiana! Quest'estate, avrò fame e, quest'inverno, avrò freddo. Come sono ridicoli questi babbei che credono di far paura ad una ragazza! Paura? Di che? Carina, questa! Perché avete delle amanti cretine che si nascondono sotto il letto quando fate la voce grossa, nevvero? Ma io non ho paura di niente!»
Fissò lo sguardo su Thénardier e disse:
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Thénardier Brujon Thénardier
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