«Ha qualche cosa,» disse Babet. «Il motivo? Sarebbe forse innamorata del cane? Eppure è un peccato mancare il colpo: due donne e un vecchio che abita nel cortile posteriore, e certe tendine non brutte alle finestre. Il vecchio dev'essere un ebreo. Credo si tratti d'un buon affare.»
«Ebbene, entrate voi!» esclamò Montparnasse. «Fate una cosa: io rimarrò colla ragazza e se si muove...»
E fece luccicare alla luce del lampione il coltello che teneva infilato in una manica, aperto.
Thénardier non diceva parola e pareva pronto a tutto quello che si sarebbe deciso.
Brujon, mezzo oracolo che aveva, com'è noto, «avviato la cosa», non aveva ancora parlato; sembrava pensoso. Aveva fama di non indietreggiare davanti a nulla e si sapeva che un giorno aveva svaligiato, per pura bravata, un corpo di guardia di poliziotti; inoltre faceva versi e canzoni, il che gli dava grande autorità.
Babet l'interrogò:
«E tu non dici nulla, Brujon?»
Brujon rimase ancora un istante silenzioso, poi scosse il capo in parecchi modi diversi e si decise finalmente ad alzar la voce:
«Ecco: stamattina ho incontrato due passeri che si battevano e stasera mi imbatto in una donna che strilla. Tutto ciò è di cattivo augurio: andiamocene.»
E se ne andarono.
Mentre se ne andavano, Montparnasse mormorò:
«Fa lo stesso: se l'aveste voluto, io le avrei dato il colpetto.»
Babet gli rispose:
«Io no. Non batto una signora.»
All'angolo della via, si fermarono e scambiarono a voce sorda questo dialogo enigmatico:
«Dove andremo a dormire, stasera?
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Babet Montparnasse Brujon Montparnasse
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