Egli chiese con voce debole:
«E quando partirai?»
«Non ha detto quando.»
«E quando tornerai?»
«Non lo ha detto.»
Mario s'alzò e disse freddamente:
«E andrete, Cosette?»
Cosette volse verso di lui i begli occhi pieni di angoscia e rispose smarrita:
«Dove?»
«In Inghilterra? Vi andrete?»
«Perché mi dai del voi?»
«Vi chiedo se andrete.»
«E come vuoi che faccia?» ella chiese, giungendo le mani.
«Dunque, andrete?»
«Se ci va mio padre!»
«Dunque, andrete?»
Cosette prese la mano di Mario e la strinse senza rispondere.
«Sta bene,» disse Mario. «Allora io andrò altrove.»
Cosette intuì il senso di quella frase più che non lo comprendesse e impallidì talmente, che il suo volto apparve bianco nell'oscurità. Balbettò:
«Che vuoi dire?»
Mario la guardò, poi alzò gli occhi al cielo e rispose:
«Nulla.»
Quando la sua palpebra s'abbassò, vide Cosette che gli sorrideva. Il sorriso d'una donna amata è una luce che si scorge nella notte.
«Quanto siamo sciocchi! Ho un'idea, Mario.»
«Quale?»
«Se noi partiamo, parti anche tu! Ti dirò dove! Vieni a raggiungermi dove sarò!»
Mario era ormai del tutto tornato in sé, ricaduto nella realtà e gridò a Cosette:
«Partire con voi? Sei pazza? Ci vuol denaro, ed io non ne ho! Venire in Inghilterra? Ma io debbo già, non so bene, più di dieci luigi a Courfeyrac, un mio amico che tu non conosci! Ma ho un cappello vecchio che non vale tre franchi, un vestito, al quale mancano i bottoni, la camicia tutta stracciata; ho i gomiti fuori e le scarpe lascian passare l'acqua. Da sei settimane non ci penso più e non te l'ho detto: sono un miserabile, Cosette.
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