E mi chiedete pietà! Perbacco! Molière s'è dimenticato di ciò. Se arringate in questo modo al palazzo di giustizia, signori avvocati, ve ne faccio i miei complimenti sinceri: siete ben buffi!
E il nonagenario riprese, con voce corrucciata e grave:
«Insomma, che cosa volete da me?»
«Signore,» disse Mario «so che la mia presenza vi dispiace; ma vengo solo per chiedervi una cosa e poi me ne andrò subito.»
«Siete uno sciocco!» disse il vecchio. «Chi vi dice d'andarvene?»
Era la traduzione di questa frase tenera che gli stava in fondo al cuore: Ma chiedimi perdono, dunque! Buttami le braccia al collo; Gillenormand sentiva che fra poco Mario l'avrebbe lasciato, che la sua cattiva accoglienza lo respingeva e che la sua durezza lo scacciava; andava dicendosi tutto ciò, ed il suo dolore cresceva e, siccome il suo dolore si voltava immediatamente in collera, la sua durezza andava aumentando. Avrebbe voluto che Mario capisse, e Mario non lo poteva; il che rendeva furioso il buon vecchio. Egli riprese:
«Come! Avete mancato di rispetto a me, vostro nonno, avete abbandonato la mia casa per andare chissà dove, avete addolorato vostra zia, siete stato (lo s'indovina, perché è più comodo) a fare vita di scapolo, a fare il bellimbusto, rincasare nelle ore piccole e divertirvi; non avete mai dato segno di vita, avete fatto debiti senza neppur dirmi di pagarveli, siete divenuto un discolo, uno schiamazzatore, e poi, in capo a quattro anni, venite da me, senza saper dire che quel che m'avete detto?»
Questo modo violento di spingere il nipote alla tenerezza produsse soltanto il silenzio di Mario.
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