> Prima di tutto, diventerei pazzo, morirei, farei una malattia, mi butterei nel fiume. Bisogna assolutamente che la sposi, poiché diventerei pazzo. Ecco infine tutta la verità e non credo d'aver dimenticato nulla; ella abita in un giardino con una cancellata, in via Plumet, dalle parti degli Invalidi.»
Papà Gillenormand s'era seduto, raggiante, accanto a Mario e, mentre l'ascoltava e assaporava il suono della sua voce, fiutava contemporaneamente una lunga presa di tabacco. A quella parola, via Plumet, interruppe di fiutare e lasciò cadere il resto del tabacco sulle ginocchia.
«Via Plumet! Hai detto via Plumet? Aspetta: non c'è una caserma in quei paraggi? Ma sì, proprio; me ne ha parlato tuo cugino Teodulo, il lanciere, l'ufficiale. Ma sì, perdio, è in via Plumet; quella che un tempo si chiamava via Blomet. Adesso mi torna in mente: ne ho sentito parlare, di quella piccina dei cancello di via Plumet. In un giardino. Una vera Pamela. Non hai cattivo gusto: dicono che sia bellina. Resti fra noi, credo che quello sciocco d'un ufficiale le abbia fatto un po' la corte; ma non so fino a che punto sia arrivato. Del resto, questo non vuol dire nulla; e poi, non bisogna credergli, perché si vanta troppo. Mario! Io trovo giusto che un giovanotto come te sia innamorato; è la tua età che lo vuole, e preferisco saperti innamorato, che giacobino; preferisco che tu sia cotto d'una gonnella, di venti gonnelle, perdio! piuttosto che di Robespierre.
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