Non v'era nulla in tutto ciò che potesse riferirsi a Cosette, ch'era un giglio. Il buon vecchio, certo, divagava; ma quella divagazione aveva fatto capo ad una frase che Mario aveva compreso e che rappresentava una mortale ingiuria per Cosette. Quella frase, fattene un'amante, entrò nel cuore del severo giovanotto come una spada.
S'alzò, raccolse da terra il cappello caduto e si diresse verso la porta con passo deciso e fermo; là si voltò, s'inchinò profondamente davanti al nonno, rialzò la testa e disse:
«Cinque anni or sono, avete oltraggiato mio padre; oggi, oltraggiate mia moglie. Non vi chiedo più nulla, signore. Addio.»
Papà Gillenormand, stupefatto, aperse la bocca e stese le braccia; tentò d'alzarsi, ma prima ch'egli avesse potuto pronunciare una parola, la porta s'era richiusa e Mario era scomparso.
Il vecchio rimase alcuni istanti immobile, come fulminato, senza poter parlare né respirare, come se un pugno chiuso gli serrasse la gola. Finalmente si sollevò dalla poltrona, corse alla porta come può correre un nonagenario, l'aperse e gridò:
«Aiuto! Aiuto!»
Apparve sua figlia, poi i domestici. Ed egli riprese con un rantolo lamentoso:
«Corretegli dietro! Raggiungetelo! Ma che cosa gli ho fatto? È pazzo! Se ne va! Oh, mio Dio! Mio Dio! Stavolta non tornerà più!»
Andò alla finestra che dava sulla via, l'aperse colle vecchie mani tremanti, si sporse con più che mezzo il corpo, mentre Basco e Nicoletta lo tenevano per il vestito e gridò:
«Mario! Mario! Mario! Mario!»
Ma quegli non poteva già più sentire, stava svoltando l'angolo della via Saint-Louis.
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