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      Perciò, cercando di stanare un uomo come Pépin o come Morey, essa poteva benissimo scoprire un uomo come Valjean.
      Per tutte queste considerazioni era preoccupato.
      Finalmente, un fatto inesplicabile, che l'aveva colpito recentissimamente e del quale era tuttora scosso, aveva accresciuto la sua inquietudine. Il mattino di quello stesso giorno (era il solo alzato nella casa e stava passeggiando nel giardino, prima che si aprissero le imposte di Cosette), aveva scorto all'improvviso queste parole incise sul muro, probabilmente con un chiodo: Via della Vetreria, 16.
      La cosa era recentissima: i solchi erano bianchi, nel vecchio intonaco nero, e un ciuffo d'ortica ai piedi del muro era impolverato di sottile calcinaccio fresco. Probabilmente, quelle parole eran state scritte durante la notte. Che cos'erano? Un indirizzo? Un segnale per altri? Un avvertimento per lui? In ogni caso, era evidente che il giardino veniva violato e che qualche sconosciuto vi penetrava; si ricordò dei bizzarri incidenti che avevan già allarmato i suoi, e la sua mente si mise a lavorare sopra quel canovaccio. Ma si guardò bene dal parlare a Cosette delle parole sul muro, per timore di spaventarla.
      Tutto pesato e considerato, Jean Valjean s'era deciso a lasciare Parigi e la stessa Francia, per trasferirsi in Inghilterra, e ne aveva avvisato Cosette: entro otto giorni, voleva esser partito. In quel momento, seduto sulla scarpata del Champ de Mars, egli andava rivolgendo nella mente ogni sorta di pensieri: Thénardier, la polizia, quelle strane parole scritte sul muro, il viaggio e la difficoltà di procurarsi un passaporto.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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