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      Sospettare di Cosette! Ogni altro delitto Mario avrebbe commesso più facilmente.
      Si mise a camminare per le vie, come coloro che soffrono, e non pensò a nulla di cui potesse ricordarsi. Alle due del mattino rientrò in casa di Courfeyrac e si gettò completamente vestito sul materasso; era giorno chiaro, quando s'addormentò di quello spaventoso sonno pesante, che permette l'andirivieni delle idee nel cervello. Quando si svegliò, scorse nella stanza, ritti in piedi, col cappello in capo, pronti ad uscire e assai affaccendati, Courfeyrac, Enjolras, Feuilly e Combeferre.
      Courfeyrac gli disse:
      «Vieni ai funerali del generale Lamarque
      Gli parve che Courfeyrac parlasse in cinese.
      Uscì poco tempo dopo di essi e si ficcò in tasca le pistole che Javert gli aveva affidate al tempo dell'avventura del 3 febbraio e ch'eran rimaste nelle sue mani;. erano ancora cariche. Sarebbe difficile dire quale oscuro pensiero avesse in mente, nel portarle con sé.
      Errò tutto il giorno senza saper dove. Di tanto in tanto pioveva, ma non se ne accorgeva; comperò per la cena una pagnottella da un soldo presso un fornaio, se la mise in tasca e la dimenticò; forse fece un bagno nella Senna, senza averne coscienza. Vi sono momenti in cui si ha una fornace sotto il cranio; e Mario era in uno di quelli. Non sperava più nulla, non temeva più nulla: aveva fatto questo passo dal giorno precedente. Aspettava la sera con impazienza febbrile con una sola idea chiara; quella, cioè, che alle nove avrebbe veduto Cosette. Quell'ultima felicità era ormai tutto il suo avvenire: dopo, l'ombra.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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