» Rincasò a piedi, a mezzanotte, sotto una pioggia torrenziale; aveva venduto un Elzevir per prender la carrozza nell'andata.
Ogni sera, prima d'andare a letto, aveva preso l'abitudine di leggere alcune pagine del suo Diogene Laerzio. Conosceva a sufficienza il greco, per godere delle finezze del testo che possedeva; ormai, non aveva altra gioia. Trascorsero alcune settimane poi, ad un tratto, mamma Plutarco cadde ammalata. V'è una cosa più triste del non avere di che comperare il pane dal fornaio, ed è di non aver di che comperare le medicine dal farmacista. Una sera, il medico aveva ordinato una pozione carissima; inoltre, poiché la malattia si aggravava, era necessaria un'infermiera. Mabeuf aperse la biblioteca: non v'era più nulla, poiché anche l'ultimo volume se n'era andato. Gli rimaneva solo il Diogene Laerzio.
Mise l'esemplare unico sotto il braccio ed uscì. Era il 4 giugno 1832; si recò alla porta Saint-Jacques, dal successore di Royol, e tornò con cento franchi. Posò la pila di monete da cinque franchi sul comodino della vecchia domestica e rientrò nella sua camera, senza profferir parola.
L'indomani, fin dall'alba, sedette sul paracarro rovesciato, nel giardino, e dalla siepe fu possibile vederlo tutta la mattina immobile, la fronte china, lo sguardo vagamente fisso sulle aiuole avvizzite; di tanto in tanto pioveva, ma il vecchio non pareva accorgersene. Nel pomeriggio, straordinari rumori scoppiarono in Parigi, simili a fucilate ed a clamore di moltitudine.
Papà Mabeuf levò il capo.
| |
Elzevir Diogene Laerzio Plutarco Diogene Laerzio Saint-Jacques Royol Parigi Mabeuf
|