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      Siccome i Neroni regnano sulle tenebre, debbono esser dipinti nello stesso modo. Un lavoro col solo cesello sarebbe slavato; bisogna versare nei solchi una prosa concentrata, che penetri.
      I despoti hanno qualche rapporto con i pensatori. La parola incatenata è terribile; e lo scrittore raddoppia o triplica il suo stile, quando il silenzio viene imposto da un padrone al popolo. Da quel silenzio esce un significato misterioso, che filtra e si fissa in bronzo nel pensiero. La compressione nella storia produce la concisione nello storico; e la solidità granitica d'una prosa celebre non è che sintesi provocata dal tiranno.
      La tirannia costringe lo scrittore a una riduzione di diametro, che è un accrescimento di forza. Il periodo ciceroniano, appena sufficiente su Verre, si smusserebbe su Caligola; minor ampiezza, dunque e maggior intensità nel colpo. Tacito pensa col braccio piegato.
      L'onestà d'un cuore grande, condensata in verità e in giustizia, fulmina.
      Sia detto di sfuggita, è notevole il fatto che Tacito, storicamente, non si scontra con Cesare: a lui sono riservati i Tiberî. Cesare e Tacito sono due fenomeni successivi, l'incontro dei quali sembra misteriosamente evitato da colui che, nella messinscena dei secoli, regola le entrate e le uscite. Cesare è grande. Tacito è grande; e Dio risparmia quelle due grandezze, non facendole cozzare fra loro. Il giustiziere, nel colpir Cesare, potrebbe esagerare ed essere ingiusto. Le grandi guerre d'Africa e di Spagna, i pirati della Cilicia distrutti, la civiltà introdotta nella Gallia, nella Britannia e nella Germania, tutta codesta gloria copre il Rubicone.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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