Essa ha sempre, necessariamente, qualche ondulazione, prima di tornare alla pace, come una montagna che ridiscenda verso la pianura: non vi sono Alpi senza Giura, non Pirenei senza Asturie.
Codesta crisi patetica della storia contemporanea che la memoria dei parigini chiama l'epoca delle sommosse, è certo un'ora caratteristica fra le più tempestose di questo secolo.
Poche parole ancora, prima di entrare nella narrazione.
I fatti che saranno ora raccontati appartengono a quella realtà drammatica e viva che la storia, talvolta, trascura, per mancanza di tempo e di spazio. Eppure, insistiamo, la vita è lì, lì sono il palpito e il fremito dell'umanità. I piccoli particolari (crediamo d'averlo già detto) sono, per così dire, il fogliame dei grandi avvenimenti e si perdono negli sfondi della storia; e l'epoca detta delle sommosse abbonda di particolari di questo genere.
Le istruttorie giudiziarie, per altre ragioni che non siano le storiche, non hanno rivelato tutto e forse neppure tutto approfondito. Perciò metteremo qui, fra le particolarità note e pubblicate, cose che non sono risapute, i fatti sui quali è passato l'oblio di taluni e la morte di altri. La maggior parte degli attori di queste scene gigantesche sono scomparsi: erano silenziosi fin dal giorno dopo; ma di quel che narreremo, potremo dire: «L'abbiam visto.» Cambieremo qualche nome, perché la storia racconta e non denuncia, ma dipingeremo cose vere. Nelle condizioni del libro che scriviamo, mostreremo solo un lato ed un episodio, certo il meno noto, delle giornate del 5 e del 6 giugno 1832; ma faremo in modo che il lettore intraveda, sotto il sinistro velo che stiamo per sollevare, il volto reale di quella spaventosa avventura pubblica.
| |
Alpi Giura Pirenei Asturie
|