Ciò che dominava sulle fronti scoperte della maggior parte degli astanti era un entusiasmo misto a sfiducia. Si vedevan pure, qua e là, in quella moltitudine in preda a tante emozioni violente, ma nobili, veri visi di malfattori, e bocche ignobili, che dicevano: «Saccheggiamo!» Vi sono agitazioni che smuovono il fondo dei pantani e fanno risalire nuvole di fango; fenomeno al quale non sono estranee del tutto le polizie «fatte bene».
Il corteo camminò con esasperante lentezza, dalla casa del defunto, lungo i viali, fino alla Bastiglia. Di tanto in tanto, pioveva; ma la pioggia non faceva effetto su quella folla. Parecchi incidenti, come quello del feretro portato intorno alla colonna Vendôme e gli altri delle sassate tirate al duca di Fitz-James, scorto ad un balcone col cappello in testa, del simbolico gallo strappato da una bandiera popolare e trascinato nel fango, d'un agente municipale ferito con una sciabolata alla porta Saint-Martin, d'un ufficiale del 12° cacciatori che diceva ad alta voce: «Io sono repubblicano», della scuola politecnica, sopraggiunta dopo la sua forzata consegna e accolta dalle grida: «Viva la scuola politecnica! Viva la repubblica!» contrassegnarono la marcia del corteo. Alla Bastiglia, le lunghe file di terribili curiosi che scendevano dal sobborgo Saint-Antoine operarono la congiunzione col corteo ed una agitazione s'impadronì della folla.
Si sentì un uomo dire ad un altro: «Vedi quell'uomo con quella barbetta rossa? Toccherà a lui dire quando si dovrà sparare.
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