Quell'apatia, del Marais, contrastava col vasto fragore circostante; sulla soglia d'una porta, quattro comari stavano discorrendo. La Scozia ha i trio di streghe, ma Parigi ha i quatuor di comari; e il «sarai re» sarebbe gettato in viso a Bonaparte nel crocicchio Baudoyer in modo altrettanto triste che in viso a Macbeth, nella brughiera d'Armuyr. Sarebbe all'incirca lo stesso gracidare.
Le comari di via Thorigny si occupavan solo dei loro affari; eran tre portinaie ed una cenciaiuola, colla gerla e l'uncino. Parevan tutt'e quattro ritte ai quattro angoli della vecchiezza, che sono la caducità, la decrepitezza, lo sfacelo e la tristezza.
La cenciaiola era umile. In quel mondo isolato, la cenciaiola saluta e la portinaia protegge; ciò dipende dal fatto che il cantuccio del pilastrino è come lo vogliono i portinai, grasso o magro, secondo la fantasia di colui che v'accumula le immondizie. Può esservi bontà nella scopa.
Quella cenciaiuola era una gerla riconoscente e sorrideva (che sorriso!) alle tre portinaie. Le cose che stavan dicendo erano di tal genere:
«Dunque, il vostro gatto è sempre cattivo?»
«Mio Dio! Sapete bene che i gatti sono i naturali nemici dei cani. Sono i cani che si lamentano.»
«E anche la gente.»
«Eppure le pulci del gatto non corron dietro a nessuno.»
«Non importa; i cani sono pericolosi. Mi ricordo di un anno in cui c'eran tanti cani, che furon costretti a metterlo sul giornale; erano i tempi che alle Tuileries c'erano i montoni grandi grandi, che tiravano la carrozzina del re di Roma.
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