Vi ricordate il re di Roma?»
«A me piaceva molto il duca di Bordeaux.»
«Ed io ho conosciuto Luigi XVII e lo preferisco.»
«Il fatto è che la carne è cara, signora Patagon.»
«Ah, non me ne parlate! La macelleria fa orrore: un orrore orribile. Danno soltanto la giunta.»
Qui la cenciaiola intervenne:
«Il commercio è arenato, signore. I mucchi di spazzature sono meschini; non si butta via più niente, si mangia tutto.»
«C'è gente più povera di voi, cara Vargoulême!»
«Quanto a questo, è vero,» rispose la cenciaiola con deferenza. «Io ho una posizione.»
Vi fu una pausa; poi la cenciaiola, cedendo a quel bisogno di vanteria che forma il fondo dell'umanità, soggiunse:
«Alla mattina, quando rientro, guardo nella gerla e faccio la mia scelta. Così formo dei mucchi nella stanza; metto gli stracci in una cesta, i torsi in un mastello, le pezze nell'armadio, le lanerie nel cassettone, le carte vecchie vicino alla finestra, le cose buone da mangiare nella scodella, i pezzi di vetro nel camino, le ciabatte dietro la porta e gli ossi sotto il letto.»
Gavroche, fermo dietro loro, stava in ascolto.
«Ehi, vecchie!» disse. «Che avete, dunque, da parlar di politica?»
Una scarica, composta d'un quadruplice grido, lo investì.
«Un altro di quegli scellerati!»
«Cosa tiene nel moncherino? Una pistola!»
«Guardate un po', questo pezzente d'un ragazzo!»
«Non sono tranquilli se non rovesciano l'autorità, costoro!»
Gavroche, sdegnoso, si limitò, per unica rappresaglia, a sollevare la punta del naso col pollice, mentre spalancava la mano.
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