Due passerotti avean gozzovigliato.
Zi, zi, zi,
Per Passy.
Ho solo un Dio, un quattrino, uno stivale e un re.
E i due poveri picciniEran già briachi affatto;
E ne ridea, nella sua grotta, un tigre.
Don, don, don,
Per Meudon.
Ho solo un Dio, un quattrino, uno stivale e un re.
Bestemmiavan e sagravan.
Quando andremo, dunque, al bosco?
Carlottino chiedeva a Carlottina.
Tin, tin, tin,
Per Pantin.
Ho solo un Dio, un quattrino, uno stivale e un re.
Si dirigevano verso Saint-Merry.
VI • RECLUTELa banda cresceva ad ogni istante. Verso via Billettes un uomo d'alta statura, brizzolato, del quale Courfeyrac, Enjolras e Combeferre notarono l'aspetto rude ed energico, ma che nessuno conosceva, s'unì ad essi. Gavroche, intento a cantare, a fischiare, a ronzare, a correre innanzi ed a battere contro le imposte delle botteghe col calcio della sua pistola senza cane, non gli badò.
Ora accadde che, passando per la via Verrerie essi passarono davanti alla porta di casa di Courfeyrac.
«Questo cade a puntino,» disse Courfeyrac; «ho dimenticato la borsa ed ho perduto il cappello.»
Lasciò l'assembramento e salì in casa, facendo gli scalini a quattro per volta; prese un vecchio cappello, la borsa, e anche un cofano quadrato piuttosto grande, delle dimensioni d'una grossa valigia, che aveva nascosto in mezzo alla biancheria sporca. Mentre stava ridiscendendo di corsa, la portinaia lo chiamò.
«Signor di Courfeyrac!»
«Come vi chiamate, portinaia?» ribattè Courfeyrac.
La portinaia rimase stupefatta.
«Ma lo sapete bene: sono la portinaia e mi chiamo mamma Veuvain.
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