La mattina del 5 giugno, si recarono a far colazione a Corinto; Joly, col naso intasato, aveva un forte raffreddore, che Laigle incominciava a condividere. La giubba di Laigle era assai logora, ma Joly era ben vestito.
Eran circa le nove del mattino, quando varcarono la porta di Corinto. Salirono al primo piano, dove Zuppa di pesce e Fricassea li ricevettero. «Ostriche, formaggio e prosciutto,» disse Laigle.
E si posero a tavola.
La bettola era vuota; eran soli.
Fricassea, che aveva riconosciuto Joly e Laigle, posò una bottiglia di vino sulla tavola.
Mentr'erano alle prime ostriche, una testa apparve dal boccaporto della scala e una voce disse:
«Passavo ed ho sentito dalla via un delizioso odore di formaggio di Brie; perciò sono entrato.»
Era Grantaire, che preso uno sgabello, si mise a tavola.
Fricassea, vedendo Grantaire, mise due bottiglie di vino in tavola. Ciò portò il numero a tre.
«Berrai dunque tutte e due queste bottiglie?» chiese Laigle a Grantaire.
Grantaire rispose:
«Tutti sono ingegnosi, e tu solo sei ingenuo. Due bottiglie non hanno mai fatto stupire un uomo.»
Gli altri avevano incominciato a mangiare, e Grantaire incominciò a bere; mezza bottiglia fu tracannata rapidamente.
«Hai un buco nello stomaco?» riprese Laigle.
«Ne hai bene uno al gomito, tu!» disse Grantaire.
E, vuotato il bicchiere, soggiunse:
«Proprio, Laigle delle orazioni funebri, la tua giubba è vecchia.»
«Lo spero bene,» ribatté Laigle. «Per questo viviamo in buona armonia, il mio vestito ed io; esso ha preso tutte le mie pieghe, non mi impaccia in nulla; s'è modellato sulle mie magagne, s'adatta a tutti i miei gesti: lo sento solo perché mi tien caldo.
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