I vecchi abiti sono come i vecchi amici.»
«È vero,» esclamò Joly, entrando nel dialogo. «Un abito vecchio è un vecchio amico.»
«Soprattutto,» disse Grantaire «in bocca a un uomo raffreddato»
«Vieni dal viale, Grantaire?» chiese Laigle.
«No.»
«Abbiamo visto passare adesso la testa del corteo, io e Joly.»
«È uno spettacolo beraviglioso, - disse Joly.
«Come è quieta, questa via!» esclamò Laigle. «Chi sospetterebbe che Parigi sia sottosopra? Come si capisce che un tempo, da queste parti, eran tutti conventi! Du Breul e Sauval ne danno l'elenco, al pari dell'abate Lebeuf; ce n'erano dappertutto, formicolavano, calzati e scalzi, rasati e barbuti, grigi, neri e bianchi, francescani, minori, cappuccini, carmelitani, piccoli agostiniani, grandi agostiniani, vecchi agostiniani... Pullulavano addirittura.»
«Non parliamo di monaci,» interruppe Grantaire. «Vien voglia di grattarsi.»
Poi esclamò:
«Puah! Ho inghiottito un'ostrica cattiva ed ecco che mi ripiglia l'ipocondria. Le ostriche sono guaste, le serve brutte. Odio la specie umana. Sono passato proprio adesso in via Richelieu, davanti alla grande biblioteca pubblica: quel mucchio di gusci d'ostrica che si chiama una biblioteca mi ispira disgusto. Quanta carta! Quanto inchiostro! Quanti scarabocchi! E si è scritto tutta quella roba? Chi è, dunque, quel gaglioffo il quale dice che l'uomo è un bipede senza penne? Eppoi, ho incontrato una bella ragazza che conosco, splendida come la primavera, degna di chiamarsi Floreale, e beata, fuori di sé, felice, rapita in cielo, la disgraziata, perché ieri uno spaventoso banchiere butterato dal vaiuolo s'è degnato di volerla!
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