«Quello è il monello puro. Vi sono molte varietà del genere: il monello notaio si chiama saltafossi, il monello cuoco si chiama sguattero, il monello fornaio si chiama mitria, il monello cameriere si chiama groom, il marinaio si chiama mozzo, il soldato si chiama tamburino, il pittore si chiama lavapennelli, il bottegaio si chiama galoppino, il cortigiano si chiama paggio, il re si chiama delfino e il monello dio si chiama bambino.»
Intanto Laigle meditava; e disse a bassa voce:
«A B C vuol dire: funerale di Lamarque.»
«Il grande biondo,» osservò Grantaire «è Enjolras che ti fa avvertire.»
«V'andremo?» fece Bossuet.
«Piove,» disse Joly. «Ho giurato d'addare al fuoco, don all'acqua. Don voglio preddere una costipazione.»
«Io resto qui,» disse Grantaire. «Preferisco una colazione ad un feretro.»
«In conclusione, restiamo,» riprese Laigle. «Ebbene: beviamo, allora. Del resto, si può essere assenti al funerale, senza esserlo alla sommossa.»
«Oh! alla sobbossa ci sto anch'io!» esclamò Joly.
Laigle si fregò le mani.
«Ecco, dunque, che si sta per ritoccare la costituzione del 1830. Infatti essa stringe un po' il popolo sotto le ascelle.»
«Per me, la vostra rivoluzione mi lascia indifferente,» disse Grantaire. «Io non ce l'ho con questo governo: esso è la corona temperata dal berretto da notte, è uno scettro che finisce come un ombrello. E infatti oggi, pensandoci, trovo che, col tempo che fa, Luigi Filippo potrà utilizzare la sua regalità a doppio uso, quello di stendere l'estremità scettro contro il popolo e d'aprire l'estremità ombrello contro il cielo.
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