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      Una vecchia, atterrita, aveva fissato un materasso a due pertiche, di quelle che servono a far asciugare la biancheria, davanti alla finestra, per smorzare la fucileria. Solo la casa della bettola era rimasta aperta; e questo, per una buona ragione, che, cioè, il gruppo v'era penetrato a furia. «O mio Dio! O mio Dio!» sospirava mamma Hucheloup.
      Bossuet era sceso incontro a Courfeyrac. Joly, che s'era messo alla finestra, gridò:
      «Avresti dovuto preddere l'obbrello, Courfeyrac. Piglierai il raffreddore.»
      Intanto, in pochi minuti, venti sbarre di ferro erano state strappate dalle vetrine ingraticciate della bettola e dieci tese di via eran state disselciate. Gavroche e Bahorel avevano fermato al passaggio la carretta d'un fabbricante di calce, un certo Anceau, la quale conteneva tre barili pieni di calce; ed avevan posto i barili sotto una pila di pietre. Enjolras aveva alzato la botola della cantina e tutte le botti vuote di mamma Hucheloup erano andate a finire a fianco dei barili di calce; Feuilly, colle dita avvezze a miniare i ventagli delicati, aveva puntellato i barili e la carretta con due massicce pile di pietre da taglio, puntelli improvvisati come il resto e presi chissà dove. Alcune travi di sostegno eran state strappate alla facciata d'una casa vicina e messe per il lungo sulle botti. Quando Bossuet e Courfeyrac si volsero, metà della via era già sbarrata da un bastione più alto d'un uomo: non v'è nulla che uguagli la mano del popolo nel costruire tutto ciò che si costruisce demolendo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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