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      Che capelli folti!
      Sotto il mantello ella nasconde un'alaE la sua cuffia par testè sbocciata!»
     
      Erravo teco e ti premevo il braccioE ai passanti parea che insiem congiunti
      Avesse amore, nella nostra coppia,
      L'aprile dolce col fiorente maggio.
     
      Nascosti vivevam, lieti reclusi,
      Divorando l'amor, frutto proibito;
      E nulla mai la bocca mia dicevaA cui risposto 'l cor tuo non avesse.
     
      E la Sorbona era l'asilo agresteDov'io t'amavo dalla sera all'alba.
      Così applicar sa l'alma innamorataD'amor la legge al paese latino.
     
      O piazza Maubert, o piazza Delfina!
      Quando, nella topaia fresca e aulente,
      Dalla gamba la calza ti toglievi,
      Vedevo un astro in fondo a quel solaio.
     
      Lessi Platone assai, ma l'ho scordato;
      Meglio di Lamennais e di Malebranche,
      Tu mi mostrasti la bontà celesteSol con un fiore che mi regalasti.
     
      Io t'ubbidivo e tu m'eri soggetta.
      Oh, dorata soffitta! Oh, bel vedertiFin dall'alba in camicia errar, mirando
      La giovin fronte nel tuo specchio rotto!
     
      E chi potrebbe perder il ricordoDi quei tempi d'aurora e di fulgore,
      Di fiori e nastri, di moarè e di veli,
      In cui l'amor balbetta il suo bel gergo?
     
      Per giardino avevam di fiori un vaso;
      Con una gonna mascheravi i vetri;
      Per me avevo la tazza di terragliaE davo l'altra, a te, di porcellana.
     
      E quei gran mali che moveano al riso?
      Bruciasti il manicotto, il boa perdesti!
      E del divino Shakespeare il ritrattoUna sera vendemmo, per cenare!
     
      Io, mendicante tuo, bella pietosa,
      Baciavo al volo le tue braccia tonde;
      E Dante in-folio ci servìa da descoPer divorarci un franco di castagne.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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