La prima volta che nel lieto nidoColsi dalle tue labbra ardenti un bacio
Tu, rossa e spettinata, te ne andasti,
Pallido stetti e poi credetti in Dio!
Ricordi la felicità infinitaE i molti veli tramutati in cenci?
Quanti sospiri, dai cuor d'ombra pieni,
S'involarono nel profondo azzurro!
L'ora, il luogo, quei ricordi di gioventù richiamati, alcune stelle che incominciavano a brillare in cielo, la triste quiete di quelle vie deserte, l'imminenza dell'avventura inesorabile che s'andava preparando, davano un fascino patetico a quei versi mormorati a bassa voce, nel crepuscolo, da Jean Prouvaire, che, abbiam detto, era un dolce poeta.
Intanto era stato acceso un fanale nella piccola barricata e, nella grande, una di quelle torce di cera quali se ne incontrano di martedì grasso davanti alle carrozze cariche di maschere che si recano alla Courtille. Quelle torce, come il lettore ha veduto, provenivano dal sobborgo Saint-Antoine.
La torcia era stata posta in una specie di gabbia di pietre chiusa da tre parti, per ripararla dal vento, e disposta in modo che tutta la luce cadesse sulla bandiera. La via e la barricata rimanevano immerse nella oscurità e si vedeva soltanto la bandiera rossa, formidabilmente illuminata come da un'enorme lanterna cieca.
Quella luce sovrapponeva allo scarlatto della bandiera una porpora indefinibilmente terribile.
VII • L'UOMO RECLUTATO IN VIA DELLE BILLETTESLa notte era scesa completamente e non accadeva nulla. Si sentivano solo confusi rumori e di tratto in tratto alcune fucilate, ma rade, poco nutrite e lontane.
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Dio Jean Prouvaire Courtille Saint-Antoine
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