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      Dietro l'orologio, in fondo al taschino, fu sentito al tatto e preso un foglio suggellato, che Enjolras aperse e sul quale lesse queste quattro righe, scritte di pugno dal prefetto di polizia in persona:
      «Non appena adempiuta la sua missione politica, l'ispettore Javert s'accerterà, con una speciale sorveglianza, se è vero che taluni malfattori abbiano segrete pratiche sulla sponda della riva destra della Senna, vicino al ponte di Iena
      Terminata la perquisizione, Javert venne rialzato; gli legaron le mani dietro la schiena e l'attaccarono in mezzo alla sala a pianterreno a quel palo celebre, che aveva dato un tempo il nome alla taverna.
      Gavroche, che aveva assistito a tutta la scena, approvando tutto con un silenzioso crollar del capo, s'avvicinò a Javert e gli disse:
      «Stavolta, è stato il sorcio che ha preso il gatto.»
      Tutto ciò era stato eseguito così rapidamente, che già era finito quando se ne accorsero gli altri, intorno alla bettola. Javert non aveva mandato un grido. Vedendolo così legato al palo, Courfeyrac, Bossuet, Joly, Combeferre e gli uomini dispersi sulle due barricate accorsero.
      Javert, addossato al palo e tanto circondato da corde che non poteva fare il minimo gesto, levava il capo coll'intrepida serenità dell'uomo che non ha mai mentito.
      «È una spia,» disse Enjolras.
      E, volgendosi verso Javert, aggiunse:
      «Sarete fucilato due minuti prima che la barricata sia presa.»
      Javert, col suo più imperioso accento, ribattè:
      «E perché non subito?»
      «Dobbiamo risparmiare la polvere.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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