Fece un giro, raggiunse via Béthisy e si diresse verso i mercati. All'angolo della via Prouvaires non v'erano più lampioni.
Superata la zona della folla, aveva oltrepassato il cordone di truppa ed ora si trovava davanti qualche cosa di spaventoso. Non un viandante non un soldato, non una luce: nessuno. La solitudine, il silenzio, tenebre e gelo s'impadronivano di lui; entrare in una via, era come entrare in una cantina.
Continuò ad avanzare di alcuni passi. Qualcuno gli passò vicino, di corsa. Era un uomo? Era una donna? Eran parecchi? Non avrebbe potuto dirlo: quella visione era passata ed era svanita.
Di svolta in svolta, giunse in una viuzza che gli parve fosse via dei Vasai. Verso la metà di quella via, urtò contro un ostacolo: stese le mani e toccò una carretta ribaltata; il suo piede riconobbe alcune pozze d'acqua, qualche buca e molte pietre sparse ed ammucchiate. V'era là una barricata abbozzata e abbandonata. Egli scalò le pietre e si trovò dall'altra parte dello sbarramento; camminava vicino ai paracarri e prendeva per guida i muri delle case. Un po' al di là della barricata, gli parve di scorgere davanti a sé qualche cosa di bianco. Al suo avvicinarsi, quel qualcosa prese forma: eran due cavalli bianchi, quelli staccati dall'omnibus quella mattina, da Bossuet, che avevan girato a caso di via in via, tutto il giorno, e avevan finito per fermarsi lì, con la paziente tristezza delle bestie che non comprendono gli atti dell'uomo, più di quanto l'uomo non comprenda quelli della provvidenza.
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